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Dubbi su pericolosità rifiuto da decapaggio di saldature a concentrazione variabile

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Messaggio  Francy78 Lun Ott 29, 2012 1:19 pm

Buongiorno, presento subito il mio dubbio. Ho un rifiuto che deriva da un attività industriale di decapaggio di saldature, che consiste nello spennellare dell'acido (che concentrato risulta ovviamente pericoloso e soggetto ad ADR), aspettare dei tempi di reazione e quindi rimuoverlo con dell'acqua. L'ultima volta che abbiamo smaltito tale rifiuto, lo abbiamo sottoposto ad analisi di classificazione per vedere se rientrava nel codice a specchio non pericoloso 110112 (soluzioni acquose di lavaggio). L'esito è stato affermativo, in quanto per concentrazione e pH non rientra nè tra i rifiuti pericolosi nè in ADR. Tuttavia come si può ben intuire, il rifiuto varia di volta in volta, in quanto i quantitativi di acido usati e di acqua non sono sempre esattamente uguali, ma variano anche in funzione dell'operatore etc. e per questo motivo è possibile che altre volte ci si possa ritrovare con un rifiuto più concentrato e quindi pericoloso e sottoposto ad ADR. Leggo inoltre l'articolo 184 del TUA, che dice che un rifiuto non può essere declassato da pericoloso a non pericoloso variandone la concentrazione tramile diluizione: ma nel nostro caso non si può evitare questo perchè è intrinseco all'attività che produce il rifiuto stesso! Al termine delle operazioni descritte, spesso si procede anche con la pulizia dell'area dove è stata svolta la pennellatura dell'acido per non lasciare residui, e anche questo varia le concentrazioni del refluo in maniera non standard. Come comportarsi per star tranquilli, senza dover smaltire un rifiuto come pericoloso quando non lo è? O per questa tipologia di rifiuto "variabile" è consigliato trattarlo sempre come pericoloso e soggetto in ADR (con tutto quello che ne deriva)? Ringrazio chi mi vorrà dare una mano.
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Messaggio  Aurora Brancia Lun Ott 29, 2012 3:40 pm

Francy78 ha scritto:...
Ho un rifiuto che deriva da un attività industriale di decapaggio di saldature, che consiste nello spennellare dell'acido (che concentrato risulta ovviamente pericoloso e soggetto ad ADR), aspettare dei tempi di reazione e quindi rimuoverlo con dell'acqua.
...
Tuttavia come si può ben intuire, il rifiuto varia di volta in volta, in quanto i quantitativi di acido usati e di acqua non sono sempre esattamente uguali, ma variano anche in funzione dell'operatore etc. e per questo motivo è possibile che altre volte ci si possa ritrovare con un rifiuto più concentrato e quindi pericoloso e sottoposto ad ADR.
...Al termine delle operazioni descritte, spesso si procede anche con la pulizia dell'area dove è stata svolta la pennellatura dell'acido per non lasciare residui, e anche questo varia le concentrazioni del refluo in maniera non standard.
Come comportarsi per star tranquilli, senza dover smaltire un rifiuto come pericoloso quando non lo è? O per questa tipologia di rifiuto "variabile" è consigliato trattarlo sempre come pericoloso e soggetto in ADR (con tutto quello che ne deriva)?
Buon giorno a te!
Personalmente, io sono piuttosto contraria operativamente al c.d. "principio di maggior cautela" per diversi motivi, uno di quali è quello economico ma non è certo il più importante, anzi.
Questo è uno dei pochi ma caratteristici esempi di "codice a specchio" in cui occorre la caratterizzazione del rifiuto, praticamente consegna per consegna. Immagino abbiate dei raccoglitori per queste acque di lavaggio, e sempre per un'idea ritengo che si tratti di vasche di raccolta reflui piuttosto capienti.
Ebbene, voi sapete perfettamente di che acido si tratta, ed anche la eventuale quota di metalli in forma di lega, per quanto pulverulenti, che residuano sul fondo di dette vasche (o cisterne) di raccolta. Ritengo inoltre che ci sia una spiccata correlazione tra il pH del refluo di lavaggio e gli eventuali sali metallici dell'acido utilizzato disciolti nella porzione acquosa; sali la cui eventuale pericolosità è legata fondamentalmente alla natura del metallo decappato, e solo in minima parte allo ione negativo del sale
Detto ciò, se non avete mai pensato ad un impianto locale di trattamento del refluo, (onde poterne consentire il recupero nel ciclo di lavorazione stesso - ove possibile tecnicamente ed economicamente conveniente - ovvero il conferimento in condotta fognaria una volta ottenuto il rientro certo e costante nei parametri di immissione in fogna, cosa che io consiglierei di corsa di verificare) non c'è bisogno di eseguire ogni volta le analisi: si può chiedere ad un collega igienista ambientale di estrapolare i dati di correlazione tra pH e metalli disciolti, e poi ottenute le curve di correlazione basterà misurare il pH della parte acquosa per stabilire la pericolosità dell'intero rifiuto liquido.
E per misurare un pH non c'è bisogno di eseguire ogni volta tutte le analisi: è evidente che basti un pHmetro ben calibrato, se a monte c'è il lavoro di studio scientifico di cui ho detto. Ovvio che, per quello che riguarda il campione rappresentativo dell'intero conferimento, non posso dire altro se non che dipenderà dai sistemi di stoccaggio che avete.
Continuo a parlare di rifiuto liquido perchè, attesa la sedimentabilità naturale della componente metallica in "lega", a mio parere è più corretto smaltire le due frazioni, soluzione liquida + precipitato solido, separatamente: la prima sarà comunque facilmente neutralizzabile a soluzione acquosa anche riutlizzabile negli stessi cicli produttivi o di depurazione, il secondo sarà un fango di polveri metalliche facilmente disidratabile e quindi recuperabile in fonderie.

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Messaggio  isamonfroni Lun Ott 29, 2012 3:45 pm

Prima di tutto un domandone.....
Quando fate queste attività, dove lo raccogliete il rifiuto?
E poi lo smaltite ogni volta?
Non possibile predisporre un serbatoio di raccolta da (diciamo) 10 mc in cui si raccoglie il rifiuto derivante da questi lavaggi?
Quando si deve smaltire il serbatoio si analizza il contenuto del serbatoio e le caratteristiche del rifiuto saranno quelle "medie" tra la volta che è più concentrato e quella in cui lo è meno e pertanto le variazioni di caratteristiche saranno meno evidenti.

In ogni caso, dato che il rifiuto potrebbe essere così variabile tra pericoloso e non pericoloso, ti suggerirei di predisporre una relazione tecnica, nela quale descrivi esattamente il ciclo produttivo che origina il rifiuto (esattamente come hai fatto nel post di sopra), corredata dalle schede tecniche delle sostanze utilizzate. Tale relazione servirà da supporto per giustificare il fatto che a volte il rifiuto potrebbe essere classificato come Pericoloso e altre come non pericoloso (è ovvio che per classificarlo ci vuole l'analisi chimica)

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Messaggio  Aurora Brancia Lun Ott 29, 2012 3:52 pm

notavo che, come sovente accade, Isa ed io abbiamo pensato contemporamente la stessa cosa, e pure scritta, anche se in modi apparentemente diversi.

E diceva il mio prof di matematica che c'è 1 solo risultato buono per un problema, ma infiniti risultati sbagliati, e su questa sua condivisibilissima ipotesi annullava compiti con risultati sbagliati allo stesso modo, prescindendo da interssarsi sui chi potesse aver copiato e chi fatto copiare: erano comunque risultati sbagliati.

E se non ci siamo telefonate prima di postare, dedurrei che...

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Messaggio  isamonfroni Lun Ott 29, 2012 4:19 pm

L'ho notato anch'io Aury...
Evidentemente abbiamo avuto prof di matematica parenti stretti (la mia era femmina) Very Happy Very Happy

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Messaggio  CROCIDOLITE Lun Ott 29, 2012 4:40 pm

Francy78 ha scritto:Buongiorno, presento subito il mio dubbio. Ho un rifiuto che deriva da un attività industriale di decapaggio di saldature, che consiste nello spennellare dell'acido (che concentrato risulta ovviamente pericoloso e soggetto ad ADR), aspettare dei tempi di reazione e quindi rimuoverlo con dell'acqua. L'ultima volta che abbiamo smaltito tale rifiuto, lo abbiamo sottoposto ad analisi di classificazione per vedere se rientrava nel codice a specchio non pericoloso 110112 (soluzioni acquose di lavaggio). L'esito è stato affermativo, in quanto per concentrazione e pH non rientra nè tra i rifiuti pericolosi nè in ADR. Tuttavia come si può ben intuire, il rifiuto varia di volta in volta, in quanto i quantitativi di acido usati e di acqua non sono sempre esattamente uguali, ma variano anche in funzione dell'operatore etc. e per questo motivo è possibile che altre volte ci si possa ritrovare con un rifiuto più concentrato e quindi pericoloso e sottoposto ad ADR. Leggo inoltre l'articolo 184 del TUA, che dice che un rifiuto non può essere declassato da pericoloso a non pericoloso variandone la concentrazione tramile diluizione: ma nel nostro caso non si può evitare questo perchè è intrinseco all'attività che produce il rifiuto stesso! Al termine delle operazioni descritte, spesso si procede anche con la pulizia dell'area dove è stata svolta la pennellatura dell'acido per non lasciare residui, e anche questo varia le concentrazioni del refluo in maniera non standard. Come comportarsi per star tranquilli, senza dover smaltire un rifiuto come pericoloso quando non lo è? O per questa tipologia di rifiuto "variabile" è consigliato trattarlo sempre come pericoloso e soggetto in ADR (con tutto quello che ne deriva)? Ringrazio chi mi vorrà dare una mano.

Isa & Aurora ti hanno già risposto,

aggiungerei solo questo, in relazione al quesito sull'art 184 del D.Lgs 152:
ti sei fatta la domanda e ti sei anche data la risposta (corretta)
il tuo rifiuto sarà dato dall'accumulo in vasca/cisterna delle varie porzioni prodotte nei cicli lavorativi, siano essi più o meno diluiti.

Rimane ovvio che non puoi aggiungere acqua o altri rifiuti allo scopo di diluirlo.
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Messaggio  zorba Lun Ott 29, 2012 4:50 pm

@Francy78:

Una volta prodotto, il rifiuto “a concentrazione variabile” viene di volta in volta accantonato in deposito temporaneo in una vasca-cisterna prima del suo invio a smaltimento/recupero?

E di volta in volta come lo registri "in carico"?
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Messaggio  zorba Mer Ott 31, 2012 9:06 am

Il topic era originale ed interessante, mi sembra un peccato lasciarlo cadere così...
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Messaggio  Francy78 Mer Ott 31, 2012 9:50 am

Eccomi qua, scusate il ritardo.

Sì le acque reflue vengono raccolte in apposite vasche comunicanti, quindi possiamo dire che sono il risultato di più sessioni di decapaggio distinte. Ado ogni modo, guardando le analisi passate le variazioni soprattutto di pH sono comunque tali da farci oscillare tra le suddette casistiche.

E di volta in volta come lo registri "in carico"?

Bella domanda! Non ci avevo mica pensato! alcool
Premetto che non produciamo molto di questo rifiuto e fino a poco tempo fa lo classificavamo sempre come pericoloso. Poi è sorto il dubbio ADR. Da lì abbiamo fatto le analisi di caratterizzazione e abbiamo visto che in quell'occasione eravamo al di sotto di tutti i parametri di pericolosità etc. Non sono io l'addetta al registro, ma temo che non sia stato ancora caricato...

Rivolgo quindi a voi la domandona: come lo carico a registro se devo aspettare prima i risultati dell'analisi per determinare il codice e tutto quanto?
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Messaggio  Baseballz Mer Ott 31, 2012 9:57 am

Lo carichi come lo hai caricato l'ultima volta, nel caso in cui risulti diverso scrivi nelle note accanto che il codice cer corretto è per analisi del laboratorio tal del tali
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Messaggio  zorba Mer Ott 31, 2012 9:58 am

Se – come dici– ci troviamo di fronte a piccole partite di rifiuti liquidi necessariamente accantonati in deposito temporaneo prima del loro invio a smaltimento, direi che le due diverse soluzioni suggerite nei post precedenti potrebbero comportare alcuni problemi collaterali.

  1. Passaggio in un piccolo impianto locale di trattamento del refluo, per un eventuale riutilizzo nel ciclo produttivo e comunque per lo scarico in un corpo ricettore
    In questo caso il problema è la differenza tra rifiuti liquidi ed acque reflue industriali, e la conseguente qualificazione che sarebbe possibile attribuire alle nostre acque di lavaggio qualora venissero prodotte solo saltuariamente e raccolte in una vasca-cisterna prima dell’invio al depuratore aziendale: se dovessero mantenere l’attuale qualificazione di rifiuti, la realizzazione e l’esercizio di un impianto di trattamento dovrebbe essere autorizzata.

  2. Raccolta delle diverse partite di acque di lavaggio in un unico serbatoio di deposito temporaneo e quindi analisi finale della concentrazione “media” che ne esce ai fini del loro smaltimento
    Se il problema è costituito dalla concentrazione variabile delle acque di lavaggio di volta in volta prodotte, che le porta ad essere a volte pericolose ed a volte non pericolose, direi che il mettere tutto insieme in un unico deposito temporaneo potrebbe comportare una violazione al divieto di miscelazione.
    Di volta in volta, poi, ogni partita di rifiuti dovrà essere annotata in carico sul registro con il suo codice appropriato, che potrà variare tra il CER 11.01.11* e l’ 11.01.12; ed evidentemente non posso annotare in carico 1 mc di 11.01.11* e 9 mc di 11.01.12, fare la media finale della concentrazione e quindi smaltire 10 mc di 11.01.12…

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Messaggio  Admin Mer Ott 31, 2012 11:42 am

In effetti è così scratch
Ed è impensabile una gestione separata di pericolosi e non pericolosi.
A mio avviso, dovreste concentrarvi sul processo da cui hanno origine i rifiuti a valle del quale andrebbe redatta un'istruzione operativa sulle modalità di corretta esecuzione ed una relazione tecnica a supporto della classificazione che adotterete.
Supportata, magari, da analisi periodiche di conferma.

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Messaggio  CJM Mer Ott 31, 2012 12:03 pm

zorba ha scritto:Il topic era originale ed interessante, mi sembra un peccato lasciarlo cadere così...

il topic è interessante,
ma, mi scuso con Francy78, non originale

molte ditte hanno gli stessi problemi
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Messaggio  Baseballz Mer Ott 31, 2012 12:34 pm

A mio modesto parere, spende più di analisi che di smaltmento, la miglior soluzione è quella proposta dalla Sig.ra Branca all'inzio tread

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