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Terre e rocce: il parere dei chimici

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Messaggio  geofranz67 Mer Feb 20, 2013 11:49 am

Interessante parere:
http://www.chimici.it/cnc/fileadmin/doc/Menfi_terre_e_rocce_da_scavo.pdf


Ultima modifica di geofranz67 il Mer Feb 20, 2013 12:15 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio  isamonfroni Mer Feb 20, 2013 12:09 pm

geofranz67 ha scritto:Interessante parere:
http://www.chimici.it/cnc/fileadmin/doc/Menfi_terre_e_rocce_da_scavo.pdf:

Interessante.
Vanno, però, tolti i : dopo la parola pdf se no il link non funziona Very Happy

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Messaggio  geofranz67 Mer Feb 20, 2013 12:17 pm

oops Rolling Eyes corretto ! Grazie ISA !
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Messaggio  zorba Mer Feb 20, 2013 12:46 pm

La domanda posta dall'iscritto al Consiglio Nazionale Chimici non mi pareva complicata:
“Come devono comportarsi i chimici per i cantieri di piccole dimensioni con scavi inferiori ai 6000 mc. in corso di attività al 6 ottobre 2012?”

Seguono sette pagine dense di osservazioni anche interessanti, ma una risposta al quesito originario io non l'ho trovata...
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Messaggio  Aurora Brancia Mer Feb 20, 2013 1:41 pm

ci sono cose molto condivisibili, ed altre che condivido decisamente di meno.
Con buona pace del CNC, la VIA ex lege va fatta nei casi previsti, ciò a cui loro si riferiscono in generale (come la torrefazione nel centro medievale oppure lo scavo di 6000 mc) sono le VAS per qualcosa ma anche solo i regolamenti comunali per molte altre. E' secondo me infatti particolarmente idiota fare una VIA che per altri evidenti motivi non tecnico-analitici è impensabile fare in un certo posto. E non porto il discorso "ponte sullo stretto e rischio sismico di area" perchè mi scoccio persino a parlarne.
Poi, trovo invece più che condivisibili le chiose di dissenso sui parametri di "pericolosità" e relative considerazioni sull'evidenza che il dosaggio un singolo metallo in quanto elemento non dà indicazioni corrette sulla pericolosità nè di un terreno nè -tanto meno- di un rifiuto, così come mi son sentita quasi un afflato mistico quando hanno evidenziato, alla fine, la sottile ma essenziale distinzione tra valori "di fondo" e valori "di fondo naturale". Si dà infatti il caso che il Grande Biologo, quando ha fatto il pianeta terra e le terre emerse (come quelle sommerse) non abbia avuto a mente che poi qualcuno avrebbe deciso dei limiti in maniera un po' superficiale se non illogica.

Il tutto però, secondo me e ciò sia chiaro, è valutato molto in modalità "cicero pro domo sua" perchè alla fin fine tra le righe mi sembra di cogliere l'aspetto di "più analisi si fanno e meglio è", il che può essere rigoroso per alcune condizioni (penso alla caratterizzazione dei siti sos. contaminati: le analisi per ogni metro di profondità sono essenziali per stabilire investigativamente stratificazioni, successioni temporali ed eventuali dilavamenti) ma decisamente sovrannumerario per tante altre.
Soprattutto, mi duole che per l'ennesima volta nessuno abbia detto che se il terreno scavato è "contaminato oltre soglia", la cosa più idiota da fare ambientalmente parlando è portarlo altrove (che contamina anche l'altrove...) sia pure in dicarica, piuttosto che non rimetterlo dove stava, che tanto c'è già tutto il resto contaminato intorno e semmai in quei casi di vasta e non puntuale contaminazione si vada piuttosto a complessiva attività di bonifica, o almeno di complessiva MISE.

Faccio esempi che mi sono geograficamente vicino: tutta la c.d. Piana Campana ha tenori di Be nei terreni quasi sempre maggiori anche di colonna B, mentre più verso le falde del vesuvio è norma che si sfori con il vanadio, sempre o quasi per la colonna A e in alcune zone (torre del greco piuttosto che s. giorno a cremano, ad esempio) anche in colonna B.
Tutte le falde, sia mono che plurifalda, dei campi flegrei hanno tenori di fluoruri enormi. ma per forza: passano da millenni nella pozzolana! E non ne parliamo delle tantissime e spesso misconosciute falde termali: ci sono dei pozzi a pozzuoli con l'arsenico oltrei 70 microgrammi litro, proprio come nel viterbese o in trentino verso levico terme. Mentre le falde dell'area del lufrano e a valle idraulica dello stesso sono ricchissime in manganese, ed infatti quelle aree sono storicamente di grande valore agricolo perchè la ricchezza in manganese consente una resa di prodotto orticolo anche tripla rispetto a quelle meno ricche, essendo il manganese per la clorofilla delle piante quello che è il ferro per l'emoglobina del ns. sangue: indispensabile.
Ai chimici, tutto sommato ma non solo a loro, manca quel senso del pianeta come unicum che va interpretato non secondo le pur necessarie regole di laboratorio o di legge ma secondo l'origine geologico-naturalistica che nei millenni di storia dell'uomo ha fatto sì che alcune popolazioni fossero ad economia agricola, altre mineraria, ed altre potessero vivere bene anche solo limitandosi a cacciare e raccogliere vegetali spontanei. Quindi, se io mi trovo negli appennini e in prossimità di cave di pietre verdi, non dovrei farmi venire l'allarme "bomba ecologica" se ci trovo della tremolite nel terreno: basta che si faccia la dovuta prevenzione nella coltivazione di cava, e semmai che non si decida di farci passare sotto una galleria...

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sto ancora cercando un aforisma che mi identifichi senza confondimenti indesiderati, ma non c'è.
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Messaggio  isamonfroni Mer Feb 20, 2013 1:58 pm

Aury.......ti adoro quando parli del Grande Biologo I love you

Questo però è un argomento osticissimo ai più, soprattutto ai più che hanno stabilito il limite del Manganese nelle acque di falda....... (che il Grande Biologo li strafulmini)

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Messaggio  benassaisergio Mer Feb 20, 2013 3:25 pm

Vorrei esprimere un mio parere, basandomi su alcuni dati derivanti dalla mia passata esperienza lavorativa.

1) la radioattività: vivendo, come vivo, in un’area tufacea, è ovvio che sono sottoposto ad un livello di radiazioni (dovuto ad uranio e radon) ben superiore alla media nazionale. Però ci sono vissuti per millenni, o, se volete, per intere ere geologiche, miliardi di persone. In attesa che qualche epidemiologa/o “creativa/o” dimostri che nella mia zona c’è una incidenza di una qualche specie di tumori superiore alla media (ma se la percentuale di fumatrici/ori, di lavoratori nelle cave, di consumatori di benzopirene, nel senso di consumo di arrosticini di pecora alla brace, in questa zona è superiore alla media, è ancora colpa delle radiazioni ?). Tra l’altro, l’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) fece sapere che non si sarebbe dispiaciuta se avessi cessato di rappresentare l’Italia alle riunioni sulla protezione dalle radiazioni, perché insistevo che il parametro di riferimento doveva essere il fondo naturale di radiazioni.
2) quando tentavo di capire su che basi erano stati stabiliti i limiti per i terreni sui quali era possibile riversare il compost (erano i tempi della Delibera del Comitato Interministeriale del 27 luglio 1984), diedi incarico all’Università di Pavia di farmi un rapporto sulla concentrazione “naturale” e “derivante da attività umane” di elementi chimici nel suolo, nelle acque, in aria. Ebbene, in alcuni casi, risultava che non esistevano molto terreni adatti allo scopo: il nostro mondo risultava “naturalmente” troppo “inquinato”.
3) l’ormesi: un ben noto fenomeno (piccole concentrazioni di un elemento sono addirittura essenziali, ma alte concentrazioni sono nocive: vedi l’acqua, che dobbiamo necessariamente assumere tutti i giorni, ma che, se ingerita in decine di litri, provoca la morte, come si dice sia successo ad Andy Warhol). Ma dove sta la soglia tra effetto positivo e negativo ? E qui ci starebbe bene una dotta disquisizione sulla omeopatia.

Potrei continuare, ma mi fermo qui. Per concludere che:
a) sarebbe utile non fermarsi nella valutazione della pericolosità di sostanze e miscele e proseguire nelle ricerche (anche utilizzando le nuove tecniche basate sulle analisi in vitro), avendo presente due principi: quello di non indulgere alla tentazione di guadagnare consensi introducendo nuovi motivi di allarmismo (che sono sempre più desiderati dai mass media di quanto non lo siano risultati “rassicuranti”) e quello di non indulgere a considerare verità sacrosante studi epidemiologici che, date le innumerevoli concause, sono solo in pochi casi accettabili nelle loro conclusioni.
b) se lasciamo che i legislatori decidano su aspetti di questo tipo senza che le opinioni delle/gli esperte/i si facciano sentire (è il mio “delenda carthago” !), continueremo a dover fare i conti con normative assurde, irreali, inapplicabili.

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Messaggio  isamonfroni Mer Feb 20, 2013 3:29 pm

benassaisergio ha scritto:Vorrei esprimere un mio parere, basandomi su alcuni dati derivanti dalla mia passata esperienza lavorativa.

1) la radioattività: vivendo, come vivo, in un’area tufacea, è ovvio che sono sottoposto ad un livello di radiazioni (dovuto ad uranio e radon) ben superiore alla media nazionale. Però ci sono vissuti per millenni, o, se volete, per intere ere geologiche, miliardi di persone. In attesa che qualche epidemiologa/o “creativa/o” dimostri che nella mia zona c’è una incidenza di una qualche specie di tumori superiore alla media (ma se la percentuale di fumatrici/ori, di lavoratori nelle cave, di consumatori di benzopirene, nel senso di consumo di arrosticini di pecora alla brace, in questa zona è superiore alla media, è ancora colpa delle radiazioni ?). Tra l’altro, l’AIEA (Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica) fece sapere che non si sarebbe dispiaciuta se avessi cessato di rappresentare l’Italia alle riunioni sulla protezione dalle radiazioni, perché insistevo che il parametro di riferimento doveva essere il fondo naturale di radiazioni.
2) quando tentavo di capire su che basi erano stati stabiliti i limiti per i terreni sui quali era possibile riversare il compost (erano i tempi della Delibera del Comitato Interministeriale del 27 luglio 1984), diedi incarico all’Università di Pavia di farmi un rapporto sulla concentrazione “naturale” e “derivante da attività umane” di elementi chimici nel suolo, nelle acque, in aria. Ebbene, in alcuni casi, risultava che non esistevano molto terreni adatti allo scopo: il nostro mondo risultava “naturalmente” troppo “inquinato”.
3) l’ormesi: un ben noto fenomeno (piccole concentrazioni di un elemento sono addirittura essenziali, ma alte concentrazioni sono nocive: vedi l’acqua, che dobbiamo necessariamente assumere tutti i giorni, ma che, se ingerita in decine di litri, provoca la morte, come si dice sia successo ad Andy Warhol). Ma dove sta la soglia tra effetto positivo e negativo ? E qui ci starebbe bene una dotta disquisizione sulla omeopatia.

Potrei continuare, ma mi fermo qui. Per concludere che:
a) sarebbe utile non fermarsi nella valutazione della pericolosità di sostanze e miscele e proseguire nelle ricerche (anche utilizzando le nuove tecniche basate sulle analisi in vitro), avendo presente due principi: quello di non indulgere alla tentazione di guadagnare consensi introducendo nuovi motivi di allarmismo (che sono sempre più desiderati dai mass media di quanto non lo siano risultati “rassicuranti”) e quello di non indulgere a considerare verità sacrosante studi epidemiologici che, date le innumerevoli concause, sono solo in pochi casi accettabili nelle loro conclusioni.
b) se lasciamo che i legislatori decidano su aspetti di questo tipo senza che le opinioni delle/gli esperte/i si facciano sentire (è il mio “delenda carthago” !), continueremo a dover fare i conti con normative assurde, irreali, inapplicabili.

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Messaggio  zorba Mer Feb 20, 2013 4:04 pm

Vedo che le profonde ed autorevoli osservazioni già formulate (un po' a 360°...) dal Consiglio Nazionale Chimici vi hanno preso la mano e siete continuati sullo stesso tono Very Happy

Mi metto però nei panni del povero iscritto all'Ordine che sta ancora aspettando una risposta concreta al piccolo quesito che aveva generato quel "papiro" di 7 pagine:
“Come devono comportarsi i chimici per i cantieri di piccole dimensioni con scavi inferiori ai 6000 mc. in corso di attività al 6 ottobre 2012?”
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Messaggio  isamonfroni Mer Feb 20, 2013 4:15 pm

zorba ha scritto:Vedo che le profonde ed autorevoli osservazioni già formulate (un po' a 360°...) dal Consiglio Nazionale Chimici vi hanno preso la mano e siete continuati sullo stesso tono Very Happy

Mi metto però nei panni del povero iscritto all'Ordine che sta ancora aspettando una risposta concreta al piccolo quesito che aveva generato quel "papiro" di 7 pagine:
“Come devono comportarsi i chimici per i cantieri di piccole dimensioni con scavi inferiori ai 6000 mc. in corso di attività al 6 ottobre 2012?”

Non era meglio l'ausiliare "avere"?

In ogni caso ti do ragione! Lunghe dissertazioni, ma non una risposta alla domanda.

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Messaggio  cirillo Mer Feb 20, 2013 4:16 pm

zorba ha scritto:Vedo che le profonde ed autorevoli osservazioni già formulate (un po' a 360°...) dal Consiglio Nazionale Chimici vi hanno preso la mano e siete continuati sullo stesso tono Very Happy
Mi metto però nei panni del povero iscritto all'Ordine che sta ancora aspettando una risposta concreta al piccolo quesito che aveva generato quel "papiro" di 7 pagine:
“Come devono comportarsi i chimici per i cantieri di piccole dimensioni con scavi inferiori ai 6000 mc. in corso di attività al 6 ottobre 2012?”
Non lo so, ma se ricorrono le condizioni (anche economiche) applico l'art. 186, se non ricorrono le condizioni lo gestisco come rifiuto. Essendo uno scavo inferiore ai 6000 mc, le cui procedure di gestione non sono codificate nel 161 e dando per assodato che un ulteriore provvedimento era previsto per gli scavi inferiori a questa quantità, non vedo alternative. Possiamo fare invenzioni o voli pindarici ma, a mio avviso la realtà è questa.

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Messaggio  zorba Mer Feb 20, 2013 4:58 pm

isamonfroni ha scritto:
zorba ha scritto:Vedo che le profonde ed autorevoli osservazioni già formulate (un po' a 360°...) dal Consiglio Nazionale Chimici vi hanno preso la mano e siete continuati sullo stesso tono Very Happy

Non era meglio l'ausiliare "avere"?
Per il verbo "continuare" esiste anche una forma con ausiliare "essere":

continuare [con-ti-nu-à-re] v. (contìnuo ecc.)

• v.tr. [sogg-v-arg] Protrarre, proseguire un'attività o uno stato, una situazione; riprendere qlco. che era stato interrotto: c. gli studi, il discorso; anche con arg. espresso da frase (introd. da a): c. a lavorare; con riferimento a situazioni tipiche o in contesto noto l'arg. può essere sottinteso: continua pure; seguito da v. impers., assume valore impers.: è continuato a nevicare fino a sera
• v.intr. (aus. essere) [sogg-v] Proseguire senza interruzione, nel tempo o nello spazio: le lezioni continuano; spesso accompagnato da specificazioni temporali o spaziali: la pioggia è continuata per giorni; la strada continua fino al fiume


cirillo ha scritto:Non lo so, ma se ricorrono le condizioni (anche economiche) applico l'art. 186,...
Ma l'art. 186 non dovrebbe essere stato abrogato dall'entrata in vigore del DM 161/12? Wink
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Messaggio  isamonfroni Mer Feb 20, 2013 5:38 pm

[quote="zorba"] Per il verbo "continuare" esiste anche una forma con ausiliare "essere":

continuare [con-ti-nu-à-re] v. (contìnuo ecc.)

• v.tr. [sogg-v-arg] Protrarre, proseguire un'attività o uno stato, una situazione; riprendere qlco. che era stato interrotto: c. gli studi, il discorso; anche con arg. espresso da frase (introd. da a): c. a lavorare; con riferimento a situazioni tipiche o in contesto noto l'arg. può essere sottinteso: continua pure; seguito da v. impers., assume valore impers.: è continuato a nevicare fino a sera
• v.intr. (aus. essere) [sogg-v] Proseguire senza interruzione, nel tempo o nello spazio: le lezioni continuano; spesso accompagnato da specificazioni temporali o spaziali: la pioggia è continuata per giorni; la strada continua fino al fiume
Te lo potrei anche concedere......... Rolling Eyes

Però per i verbi come continuare si usa l'ausiliare essere nelle forme impersonali:
La pioggia è continuata tutta notte/ la vita è continuata serena ecc...

Si usa invece l'ausiliare avere quando il verbo è in forma personale:
Ho continuato a fare le stesse cose/ voi avete continuato sullo stesso tono

Che è poi esattamente ciò che dice il lemma che hai postato.... Rolling Eyes

E comunque esiste una regola aurea....l'italiano è una lingua armonica e assonante, e voi siete continuati, stona....nun se po' sentì

VERBI CHE USANO ESSERE QUANDO HANNO UN VALORE INTRANSITIVO E AVERE QUANDO HANNO VALORE TRANSITIVO

Sono un gruppo piuttosto numeroso.
Spesso possiamo riconoscere l’ausiliare essere o avere a seconda del soggetto: se il soggetto è una persona o comunque un essere animato più facilmente c’è la possibilità di un uso transitivo del verbo (e quindi ausiliare avere). Se il soggetto è un qualcosa di inanimato è più probabile l’uso intransitivo (e quindi ausiliare essere).

continuare / La vita è continuata serena; Ho continuato a fare le cose di sempre

scusami.... Embarassed è che sono fastidiosissima sull'italiano.......



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Messaggio  cirillo Mer Feb 20, 2013 5:49 pm

zorba ha scritto:
cirillo ha scritto:Non lo so, ma se ricorrono le condizioni (anche economiche) applico l'art. 186,...
Ma l'art. 186 non dovrebbe essere stato abrogato dall'entrata in vigore del DM 161/12? Wink
Hai ragione, è stato un errore di "amputazione" dato dalla fretta (mi scuso).
Faccio riferimento all'art. 185 (che non è stato abrogato) il cui co. c) "ci" capita a fagiuolo Wink

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Messaggio  zorba Mer Feb 20, 2013 6:44 pm

isamonfroni ha scritto:scusami.... Embarassed è che sono fastidiosissima sull'italiano.......
Nessun problema, anzi! Very Happy
Ti confesso che per me le discussioni sulla lingua italiana sono sempre state MOOOLTO più interessanti e divertenti di quelle sui rifiuti o su qualsiasi altro argomento tecnico-giuridico.

In realtà il verbo "continuare" è soprattutto un verbo fraseologico, cioè uno di quei verbi che, posti prima di un verbo all'infinito, ne precisano un aspetto temporale. In questa funzione tendono a prendere l’ausiliare del verbo che reggono.

A mia discolpa, posso dire che la frase completa che mi risuonava in mente mentre scrivevo era probabilmente "Vedo che le profonde ed autorevoli osservazioni già formulate (un po' a 360°...) dal Consiglio Nazionale Chimici vi hanno preso la mano e siete continuati ad andare avanti sullo stesso tono".
Poi la fretta di digitare ha fatto cadere la parte ridondante (ad andare avanti) ed è rimasto il "siete continuati sullo stesso tono", che evidentemente alle mie orecchie non "suonava" poi così male...

Ora però la chiudo qui perché siamo pur sempre su un forum tecnico e non vorrei che le nostre "eresie" linguistiche disturbino troppo la discussione. Wink

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Messaggio  zorba Mer Feb 20, 2013 6:48 pm

cirillo ha scritto:
zorba ha scritto:
cirillo ha scritto:Non lo so, ma se ricorrono le condizioni (anche economiche) applico l'art. 186,...
Ma l'art. 186 non dovrebbe essere stato abrogato dall'entrata in vigore del DM 161/12? Wink
Hai ragione, è stato un errore di "amputazione" dato dalla fretta (mi scuso).
Faccio riferimento all'art. 185 (che non è stato abrogato) il cui co. c) "ci" capita a fagiuolo Wink
Il problema si pone nei casi in cui l'art. 185 non sia applicabile...
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Messaggio  cirillo Mer Feb 20, 2013 6:54 pm

zorba ha scritto:Il problema si pone nei casi in cui l'art. 185 non sia applicabile...
Allora è rifiuto come ho già scritto sul mio 1° post e, a seconda di che ci troviamo, potremo destinarlo a recupero (filiera R) o in discarica. Quindi, uscendo dal cantiere, esce con FIR.

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Messaggio  zorba Mer Feb 20, 2013 7:09 pm

Quindi tutte le terre e rocce da scavo che escono da un cantiere <= 6000 mc devono essere gestite sempre e solo come rifiuto, a prescindere dalla loro qualità e dall'intenzione di NON disfarsene?

E questo perché da un lato il Ministero dell’Ambiente ritiene che il DM 161/12 non abbia trattato le c.d. “piccole quantità” (< = 6.000 mc), poiché la loro disciplina è rimandata ad un successivo decreto ai sensi dell’art. 266/7° comma del D.L.vo 152/06, e dall'altro il Consiglio dei Ministri ritiene che le Regioni, in attesa del suddetto decreto "piccole quantità", non possano disciplinarne la gestione in quanto la disciplina dei rifiuti, afferendo alla materia di tutela dell'ambiente, è attribuita alla legislazione esclusiva dello Stato?
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Messaggio  isamonfroni Mer Feb 20, 2013 7:26 pm

La mia opinione sull'argomento l'ho già espressa qui:
https://www.sistriforum.com/t9245-scavo-fondazioni-per-ristrutturazione#107849

ora sarebbe lungo ripeterla........

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Messaggio  cirillo Mer Feb 20, 2013 7:34 pm

zorba ha scritto:Quindi tutte le terre e rocce da scavo che escono da un cantiere <= 6000 mc devono essere gestite sempre e solo come rifiuto, a prescindere dalla loro qualità e dall'intenzione di NON disfarsene?
La vedo esattamente così. Quando escono possono andare a recupero o in discarica ma seguendo le procedure come rifiuti; magari a recupero, ma rifiuti.
zorba ha scritto:E questo perché da un lato il Ministero dell’Ambiente ritiene che il DM 161/12 non abbia trattato le c.d. “piccole quantità” (< = 6.000 mc), poiché la loro disciplina è rimandata ad un successivo decreto ai sensi dell’art. 266/7° comma del D.L.vo 152/06, e dall'altro il Consiglio dei Ministri ritiene che le Regioni, in attesa del suddetto decreto "piccole quantità", non possano disciplinarne la gestione in quanto la disciplina dei rifiuti, afferendo alla materia di tutela dell'ambiente, è attribuita alla legislazione esclusiva dello Stato?
E non mi pare poco.


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Messaggio  zorba Mer Feb 20, 2013 7:56 pm

La mia opinione personale è questa:
con tutto il rispetto per la Segreteria Tecnica del Ministero dell'Ambiente, secondo la quale il DM 161/12 non ha trattato le c.d. “piccole quantità” (<= 6.000 mc), poiché la loro disciplina è rimandata ad un successivo decreto da emanarsi ai sensi dell’art. 266/7° comma del D.L.vo 152/06, è altrettanto vero che in nessun punto del DM 161/12 si dice che lo stesso si applica "solo" ai cantieri > 6000 mc.

Per cui: in attesa del futuro decreto "piccole quantità" che dovrà semplificare (si spera) la gestione delle terre e rocce da scavo provenienti da cantieri <= 6000 mc, per il momento il DM 161/12 vale per tutti (grandi e piccoli cantieri).

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Messaggio  cirillo Mer Feb 20, 2013 8:08 pm

zorba ha scritto:Per cui: in attesa del futuro decreto "piccole quantità" che dovrà semplificare (si spera) la gestione delle terre e rocce da scavo provenienti da cantieri <= 6000 mc, per il momento il DM 161/12 vale per tutti (grandi e piccoli cantieri).
E non potevi farcela subito questa con sulenza fidenza?

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Messaggio  isamonfroni Mer Feb 20, 2013 8:57 pm

Beh Cirillo è comunque quello che penso anch'io e che ho diffusamente argomentato nel post che ho linkato sopra Very Happy

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Messaggio  Aurora Brancia Mer Feb 20, 2013 9:44 pm

cirillo ha scritto:
zorba ha scritto:Il problema si pone nei casi in cui l'art. 185 non sia applicabile...
Allora è rifiuto come ho già scritto sul mio 1° post e, a seconda di che ci troviamo, potremo destinarlo a recupero (filiera R) o in discarica. Quindi, uscendo dal cantiere, esce con FIR.
Io non so come la vedete voi, ma a parte il fatto che nessuno risponde al poverino che aveva posto il quesito, è già da un bel po' che io dico che -così come l'hanno messa la questione di terre e rocce da scavo- è una vera e propria istigazione alla discarica.
Se uno per spostare della terra da qui a lì deve partire a lavorare come fosse una caratterizzazione di sito contaminato... ma paga la discarica, piuttosto!
E sono certissima che non doveva essere questo il fine.



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sto ancora cercando un aforisma che mi identifichi senza confondimenti indesiderati, ma non c'è.
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Messaggio  geofranz67 Gio Feb 21, 2013 6:13 pm

Questo decreto favorisce (per i piccoli cantieri) i rifiuti e le discariche. Oramai io mando tutto via come rifiuto: costa meno !! E di questi tempi....
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